Attesa snervante

Compromesso riaggiornato

In verità non è cambiato nulla nei rapporti fra l’Unione europea e la Grecia. Nessuno dei due vuole rompere e pure le condizioni per un accordo non ci sono. La preoccupazione principale è oramai quella per la quale ogni volta che si annuncia la conclusione di una possibile intesa, questa viene poi rinviata e ad ogni rinvio, la credibilità del progetto europeo si allenta. Noi abbiamo scritto e dal primo momento, di togliersi dalla testa che i greci possano tornare alla dracma. Ammesso che così facendo, fra qualche anno, un simile passo possa aiutare un’economia in picchiata, una volta compiuto, l’economia greca precipiterebbe a dirotto ed i suoi cittadini lo ricordano ogni giorno svuotando i depositi dalle banche. Nel caso di un disastro, l’euro sarà l’ultima moneta pregiata di cui disporranno. D’altra parte è anche vero che le richieste di rientrare dal debito sono tali da costringere a sdraiarsi chi già si trova in ginocchio. La Grecia ha vissuto sopra le sue possibilità, ovvio. Ma questa non è una ragione per ammazzarla con un solo colpo. Non sarebbe dunque così terribile cercare di venire incontro alla difficoltà di Atene, se non si fossero imposte lagrime e sangue ai Paesi dell’est europeo, o alla Spagna che ora pretendono la medesima severità. La posizione dell’Italia in questa situazione è formidabile, perché con un debito in aumento costante, un Pil rasoterra, solo l’abilità delle chiacchiere di Renzi e Padoan può fare credere alla Commissione che il rapporto del 3 per cento sia rispettato. È quasi scontato che in simili condizioni si proceda a rilento. I Greci fanno gli gnorri e la Commissione non riesce ad imporsi loro in nessuna maniera. L’irresolutezza europea è tale che si potrebbe andare avanti così un intero anno, anche se a quel punto tutti i paesi membri capita l’antifona, si comporterebbero sui conti pubblici ed i debiti, come meglio riterrebbero e forse già alcuni lo fanno. Per cui il rischio di un’implosione dell’Europa è più alto di quello di una semplice uscita della Grecia. Per questo un ruolo attivo lo ha iniziato a giocare anche l’amministrazione americana preoccupata dalla situazione geopolitica generale. La sola idea che i greci ad possano entrare nell’area economico politica della Russia, dopo che ci si era spesi tanto nel secolo scorso per evitare tale scenario, è vista da Washington con apprensione. Siamo già riusciti a far si che la Turchia da bastione occidentale verso oriente sia divenuta una groviera dove rifornire l’Isis. Ci manca che la Grecia cada nelle braccia di Putin.

Roma, 23 Giugno 2015